giovedì 13 gennaio 2011

Fiat: quando un azienda divide tutti

Ha diviso tutti, ma proprio tutti. Il futuro della Fiat ha diviso gli operai, le rappresentanze sindacali e i partiti. Addirittura troviamo spaccature all'interno di uno stesso partito, naturalmente quello Democratico, che, in verità, non è mai stato unito fin dalla sua nascita nel 2007. Il conflitto fuori dai cancelli di Mirafiori si è fatto esaltante, al limite dello straripante: operai targati Cgil-Fiom ed altri tesserati Cisl e Uil, pesanti sono stati i contatti a suon di parole. E' chiaro il contrasto fra due modelli di sindacalismo: quello di ispirazione cattolica di Cisl e Uil, che vedono la proprietà come un figura imprenditoriale importante, con cui bisogna trattare per migliorare il lavoro e la produttività. A questo si contrappone quello di stampo socio-comunista massimalista, che invece vede l'imprenditore come un "padrone" e nemico da combattere. Qual è il migliore? Non è possibile affermarlo, certamente entrambe meritano rispetto e attenzione. Vedremo domani sera quale sarà il modello scelto dai lavoratori torinesi. A livello politico, il centrodestra sta naturalmente dalla parte di Marchionne. Eloquenti le parole del premier Silvio Berlusconi, che ha giustificato la perdita degli investimenti Fiat a Mirafiori qualora dovesse prevalere il fronte del no. Il PD e in generale tutto il centrosinistra si trova diviso, con diverse voci; dal catastrofismo del segretario Bersani all'apertura a Marchionne di Renzi e Fassino, fino a Sel, con un Vendola, super fan della Fiom, ma duramente contestato ieri fuori dalla fabbrica, per il suo presunto doppiogiochismo fuori e dentro le fabbriche. Tutte chiacchiere e distintivo. Ma intanto in catena si lavora, e dalle 22 di questa sera si inizia a votare. Domani sera sapremo la volontà dei lavoratori.

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