mercoledì 8 agosto 2012

Spending review, un piccolo passo

La strada è quella giusta, anche se i numeri sono totalmente insufficienti. Finalmente il Governo Monti, dopo una prima fase di ferro e fuoco, con una manovra Salva-Italia che ci ha salvato inasprendo la tassazione sul mondo produttivo e famigliare, ha dato avvio con il decreto di ieri a un primo riordino della spesa pubblica statale. Ciò che è stato fatto, lo è stato nonostante le enormi pressioni politiche di partiti che prima invocano tutti una rigorosa razionalizzazione della spesa, e poi fanno a gara in Parlamento per salvare ordini professionali, province, consulenti, aziende partecipate inefficienti, agenzie pubbliche mangiasoldi e tutta la galassia di una burocrazia, vero cancro del paese. Un esempio chiaro, come detto, sono le province. Si è partiti da una abolizione totale negli annunci, passando poi per una "razionalizzazione", fino a un semplice riordino. Il risultato è che una sessantina di queste sono state abolite, salvandone una quarantina. Un esempio molto semplice di come vanno le cose da noi. Alla fine i risparmi ci sono, per carità, però sono solo decimali di quello che veramente la spesa pubblica in Italia rappresenta. La questione centrale è un'altra. La spending review non è stata concepita come una prima operazione di una più ampia riduzione dell'enorme fardello, ma semplicemente per non aumentare l'Iva al 23%, salvare qualche esodato in più e aiutare i terremotati. Tre motivi fondamentali e necessari da affrontare, ma che non possono non oscurare il fatto che la nostra spesa statale debba essere tagliata nonostante questi provvedimenti. 800 miliardi di spesa annuale non ce li possiamo più permettere, in un periodo in cui paghiamo 70-80 miliardi di interessi su un debito di oltre 1900 miliardi di euro. La riduzione della spesa pubblica deve essere ben più forte, di almeno 7-8 punti percentuali all'anno, spostando quei risparmi su un taglio delle tasse su imprese e famiglie. Questo, affiancandolo a un grande piano di privatizzazioni demaniali, almeno 500 miliardi di euro, per l'abbattimento del debito pubblico, potrebbe essere un punto di ripartenza per il nostro paese. Da questi due provvedimenti si deve riniziare.