sabato 27 agosto 2011

Autogol

Ecco come perdere credibilità. Essere un calciatore, avere un ottimo conto in banca, belle macchine, belle donne, e scioperare. Questo è l'identikit indiziato. Il silenzio e lo stop per la vergogna di questo paese, che, soprattutto nei momenti di crisi economica e politica, ha utilizzato il calcio come oppio per il popolo. Questa volta i politicanti del Palazzo Romano non potranno distogliere l'attenzione della gente con il calcio. La prima giornata non s'ha da fare, tutto rimandato al dopo Nazionale. Compromessi minuziosi e piccolezze contrattuali spengono così i riflettori del campionato più pazzo del mondo. Una delle pagine più nere della storia di questo sport nel nostro paese, bombardato come non mai dai giornali quest'oggi. Colpa dei giocatori? Un po'. Colpa delle società che li gestiscono? Molta. Troppi soldi, poco cuore.

martedì 23 agosto 2011

Principio primo della crescita

Questa volta devo dare ragione alla Lega. Le pensioni sono già state abbondantemente toccate, da tutti i governi, di destra e di sinistra. Se c'è stata una peculiarità italiana che è stata più volte sottolineata in questa grave crisi è stata la sostenibilità e la solidità del nostro sistema pensionistico, nonostante un'età media pensionabile più giovane rispetto all'Europa. Questo si è reso possibile grazie alle varie riforme strutturali fatte negli anni, e ai recenti aumenti fino a 65 anni per i pensionamenti delle donne, nel pubblico e nel privato. Una manovra ulteriore potrebbe andare a soffocare un po' il sistema e i lavoratori, nonostante garantisca una fresca liquidità per l'Erario. Se si vuole veramente battere cassa, si possono recuperare tante risorse. Non per sembrare ancora una volta demagogici, ma va attuato un taglio immediato all'amministrazione centrale e locale, con l'abolizione di province, comunità montane, enti, commissioni e riduzione degli stipendi al livello della media europeo, il tutto da subito, dalle prossime elezioni, invece che rimandare come sempre nella storia della politica italiana. Dall'evasione fiscale possono arrivare tanti miliardi, ma il punto su cui lavorare è la vendita del patrimonio statale, che potrà garantire dai 200 ai 300 mld di euro. E' però necessario inserire un principio fondamentale all'interno della manovra. Parte dei risparmi devono essere destinati alla crescita. Senza crescita il debito e gli interessi su quest'ultimo aumentano: se non ripartiamo, è un cane che si morde la coda. E fra un anno dovremo rifare un'altra manovra.

venerdì 12 agosto 2011

Dovevamo pensarci prima

Se la manovra così com'è fosse confermata, sarebbe già un bel passo avanti nel collettivo italiano, anche se rimangono ancora molti dubbi e qualche piccolo rimpianto per non averci pensato prima. 50000 mila poltrone via da province e comuni non sono poche in un paese in cui da vent'anni si parla di tagliare i costi della politica e poi non se ne fa un bel niente. Purtroppo già vedere che questi posti saranno tagliati dalla prossima legislatura fa torcere il naso, anche se è inevitabile vista l'impossibilità di tagliare a giunta in corso. Se poi ci fosse anche una drastica riduzione in Parlamento di stipendi, vitalizi e privilegi, allora anche noi italiani comuni troveremo più facile fare qualche sacrificio per salvare questo paese dalle acque sporche in cui si ritrova. Erano anni che attendevamo liberalizzazioni e privatizzazioni, oltre alla tassazione delle rendite finanziarie: il fatto è che bisognava adottare questi provvedimenti già uno o due anni fa, quando era necessario ristrutturare il nostro sistema economico durante la crisi, per essere dinamici nel post crisi. Di riforme negli ultimi anni non se ne sono viste, a parte la riforma (fantoccio) della scuola. Se avessimo tagliato i costi della politica dieci anni fa, probabilmente il debito pubblico sarebbe ora minore, e forse magari aggiungendoci qualche aggiustamento su pensioni, ordini professionali ed evasione fiscale, avremo una crescita doppia o tripla rispetto a quella attuale. Tuttavia, siamo tutti sicuri su una cosa. E' finita un'era. E' finita l'era dell'economia del petrolio, dove dietro la carta virtuale dei pazzi broker di Wall Street non c'era un'economia reale che la sosteneva. E' finita l'era dei privilegi, anche se forse non è finita quella dei politici. E' ormai un brutto ricordo il pensionamento dopo 15 anni di contributi dei dipendenti pubblici italiani, una delle cause principali dello scoppio del debito pubblico. E' finita l'era del andare a credito per consumare di più. Insomma, in pratica è finita l'era in cui abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità.