lunedì 3 novembre 2014

Export agroalimentare, chiave del rilancio dell'economia italiana

Il calcolo è molto semplice da fare. Siamo 7 miliardi di persone nel 2014, saremo 9 miliardi nel 2050 se saranno confermati i trend di crescita demografica. Per far fronte a questo importante aumento, l'agricoltura dovrà praticamente raddoppiare la sua produttività in termini di produzione. Una missione complicata, un obiettivo arduo, ma ambizioso. Il settore dell'agroalimentare, del food e di tutto l'indotto che gira attorno a esso sarà una delle chiavi dell'economia del futuro, e l'Italia non può permettersi di perdere le ghiotte occasioni che il settore può offrire di qui in futuro. Appuntamento fondamentale per il nostro paese sarà l'Expo di Milano del prossimo anno, vetrina fondamentale per il Made in Italy nel mondo. Un marchio da sfruttare al massimo. Stando ai dati di Federalimentare, il Food italiano esporta ogni anno 26 miliardi di euro. I principali mercati di sbocco per il nostro agroalimentare sono europei, con la Germania al primo posto, la Francia come secondo mercato di sbocco e l'Inghilterra al quarto posto. Sono piazze importanti da conservare e da accrescere, perchè tradizionalmente forti e rappresentanti di una rete di sbocchi sicuri. Ma c'è tutto un altro mondo da scoprire e da “annientare” a livello commerciale. La Cina è ovviamente il mercato più caldo. Nei prossimi anni l'export alimentare italiano oltre La Grande Muraglia potrebbe crescere intorno a un 11% annuo. Se pensiamo che l'import cinese di food è di 93 miliardi di dollari, le opportunità su questo lato sono giganti. Di recente sviluppo il mercato arabo degli Emirati, con l'Italia presente per circa un valore di oltre 120 milioni di euro. Qui le possibilità di export per le nostre aziende sono veramente lungimiranti: solo gli Emirati Arabi nel 2015 spenderanno in import alimentare oltre 5 miliardi di dollari, mentre tutto il gruppo di paesi relativa all'area del Golfo. importeranno prodotti alimentari esteri per oltre 50 miliardi di dollari nei prossimi anni. Dobbiamo investire in marketing agroalimentare per sfondare ancora di più in questi paesi. Rimane forte il mercato americano, terzo mercato a livello mondiale per l'export alimentare italiano, così come nondimeno il Giappone rimane uno sbocco di rilievo . E poi, i mercati emergenti, insieme a quello cinese. Russia, Brasile e Corea del Sud. Vino per i primi due, kiwi per il terzo. E chi ne ha più ne metta. Aumentare l'export significa dover produrre di più, e più produzione implica anche più occupazione. L'export agroalimentare è una delle chiavi di volta del rilancio dell'economia italiana.