Il calcolo è molto semplice da fare.
Siamo 7 miliardi di persone nel 2014, saremo 9 miliardi nel 2050 se
saranno confermati i trend di crescita demografica. Per far fronte a
questo importante aumento, l'agricoltura dovrà praticamente
raddoppiare la sua produttività in termini di produzione. Una
missione complicata, un obiettivo arduo, ma ambizioso. Il settore
dell'agroalimentare, del food e di tutto l'indotto che gira attorno
a esso sarà una delle chiavi dell'economia del futuro, e l'Italia
non può permettersi di perdere le ghiotte occasioni che il settore
può offrire di qui in futuro. Appuntamento fondamentale per il
nostro paese sarà l'Expo di Milano del prossimo anno, vetrina
fondamentale per il Made in Italy nel mondo. Un marchio da sfruttare
al massimo. Stando ai dati di Federalimentare, il Food italiano
esporta ogni anno 26 miliardi di euro. I principali mercati di sbocco
per il nostro agroalimentare sono europei, con la Germania al primo
posto, la Francia come secondo mercato di sbocco e l'Inghilterra al
quarto posto. Sono piazze importanti da conservare e da accrescere,
perchè tradizionalmente forti e rappresentanti di una rete di
sbocchi sicuri. Ma c'è tutto un altro mondo da scoprire e da
“annientare” a livello commerciale. La Cina è ovviamente il
mercato più caldo. Nei prossimi anni l'export alimentare italiano
oltre La Grande Muraglia potrebbe crescere intorno a un 11% annuo. Se
pensiamo che l'import cinese di food è di 93 miliardi di dollari, le
opportunità su questo lato sono giganti. Di recente sviluppo il
mercato arabo degli Emirati, con l'Italia presente per circa un
valore di oltre 120 milioni di euro. Qui le possibilità di export
per le nostre aziende sono veramente lungimiranti: solo gli Emirati
Arabi nel 2015 spenderanno in import alimentare oltre 5 miliardi di
dollari, mentre tutto il gruppo di paesi relativa all'area del Golfo.
importeranno prodotti alimentari esteri per oltre 50 miliardi di
dollari nei prossimi anni. Dobbiamo investire in marketing
agroalimentare per sfondare ancora di più in questi paesi. Rimane
forte il mercato americano, terzo mercato a livello mondiale per
l'export alimentare italiano, così come nondimeno il Giappone rimane
uno sbocco di rilievo . E poi, i mercati emergenti, insieme a quello
cinese. Russia, Brasile e Corea del Sud. Vino per i primi due, kiwi
per il terzo. E chi ne ha più ne metta. Aumentare l'export significa
dover produrre di più, e più produzione implica anche più
occupazione. L'export agroalimentare è una delle chiavi di volta del
rilancio dell'economia italiana.
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