martedì 11 giugno 2013

Abenomics: la causa per una Borsa drogata

Il Nikkei di Tokio sta recuperando, ma nelle ultime settimane l'indice giapponese se l'è vista brutta. Continui tonfi borsistici, con forti perdite che hanno ridotto i grandi guadagni degli ultimi mesi. Sembra che l'Abenomics non sia più in grado di garantire quella sicurezza che fino a poche settimane fa aveva monopolizzato il pensiero e le politiche economiche giapponesi. La politica monetaria fortemente espansiva da parte del neo premier Shinzo Abe, costituita principalmente da una forte svalutazione dello yen, ha nel suo obiettivo primario la lotta alla deflazione, con il raggiungimento di un livello d'inflazione del 2%. Una politica economica forse più appartenente a Krugman che alla tradizione keynesiana, quest'ultima più concentrata sulla spesa pubblica che sulla leva monetaria. Questa posizione, tenuta almeno inizialmente anche negli Stati Uniti, dal numero uno della Federal Reserve Ben Bernanke, sta lentamente declinando. E' vero, Bernanke continua a pompare liquidità nel circuito finanziario statunitense, ma alle prime parole del presidente della Fed su un possibile ridimensionamento, almeno in terra americana, di tale politica, le Borse sono andate a picco. L'effetto di questa politica monetaria, nel breve periodo, fa certamente respirare i mercati finanziari, dando anche grande impulso a consumi ed export. Detto questo, l'Abenomics non può essere una condizione continuativa. Bisogna infatti ricordare un particolare. Una Borsa drogata con utili e facili guadagni è pericolosa tanto quanto un indice di Borsa ferma o addirittura in perdita. La crescita in termini borsistici, per essere sana, deve essere accompagnata da un aumento esponenziale del valore dei prodotti e del Pil reale. Insomma, la borsa deve andare di pari passo con l'economia reale. Altrimenti succede come nel 1929 e nel 2008 dove espansioni a livello monetario ed enormi guadagni tendono a creare troppa euforia, che si traduce poi in bolle speculative, difficilmente controllabile. Mario Draghi, proprio poche ore fa, ha ricordato la necessità di intraprendere la strada di forti riforme economiche, che vadano a intaccare le debolezze strutturali della nostra economia, “sulla base delle misure che prese la Germania nel 2003”. Libertà d'impresa, liberalizzazioni, riforma del mercato del lavoro e riforma delle pensioni. Due di queste le abbiamo già approvate, ora però bisogna riformare fisco e burocrazia per le imprese.

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