L'insediamento del governo Letta e il buon risultato
dell'asta dei titoli di Stato, entrambi nella giornata di ieri, hanno iniettato
una buona dose di fiducia ai mercati. Milano regina d'Europa alla chiusura di
ieri pomeriggio, con un +2,2% molto positivo, dovuto anche all'ottima
collocazione dei titoli di Stato: il Tesoro ha piazzato tre miliardi di Btp a 5
anni con un rendimento annuo del 2,85%, in diminuzione rispetto al 3,65% della
scorsa asta, e altrettanti miliardi sui 10 anni, con un tasso del 3,94%, anche
questo inferiore all'asta precedente che aveva registrato un rendimento del
4,66%. La domanda ha toccato però la quota di oltre otto miliardi, per questo
c'è grande fiducia anche per le aste prossime. Notizie positive anche dallo
spread, che è sceso a quota 275 rispetto ai 282 punti base di venerdì.
L'euforismo sui mercati finanziari è certamente anche il prodotto del nuovo
governo presieduto da Enrico Letta, che proprio in serata ha ottenuto il voto
di fiducia alla Camera in larga maggioranza e l'opposizione unica di Movimento
5 Stelle, Sel e Fratelli d'Italia, e con il voto al Senato in programma per
oggi. Di buon auspicio anche le parole del neo presidente del consiglio Letta
nel suo discorso di presentazione a Montecitorio, anche se certamente il
programma appare molto ambizioso. Si va da una netta riforma della politica,
con l'abolizione delle province, il taglio dei costi centrali e l'abolizione del finanziamento pubblico,
fino ad arrivare a misure espansive come lo stop dell'Imu sulla prima casa a
giugno e la revisione dell'Iva, oltre alla risoluzione del problema degli
esodati. Un altro e, a mio avviso fondamentale obiettivo proposto da Letta è la
rivisitazione della legge Fornero sul mercato del lavoro. C'è bisogno di lavoro,
anche con contratti a termine. L'idea è quella di favorire una forte
flessibilità in entrata, non disincentivando in toto i contratti a tempo
determinato, in modo da favorire le imprese nel breve periodo. Sul medio-lungo
si cercherà di stabilizzare maggiormente i rapporti di lavoro, con incentivi
all'assunzione di giovani e di neolaureati. Snellimento della burocrazia e
investimenti nell'edilizia scolastica gli ultimi due punti di un programma
ambizioso. L'unico neo è la non indicazione sulla copertura finanziaria per le
misure immediate di politica economica. L'indicazione, dalla nostra parte, è
sempre quella: tagli alla spesa pubblica improduttiva, vendita delle quote
nelle aziende partecipate utilizzate solo come poltronificio per i politici
locali trombati, e infine la dismissione del patrimonio pubblico non vincolato.
In 18 mesi, come indicato dal premier Letta, non sarà facile fare tutto.
Anzi, le pressioni politiche della
maggioranza saranno l'ago della bilancio per il governo. Se il governo di
responsabilità riuscirà nelle sue intenzioni, allora l'Italia potrà finalmente
uscire dallo stallo politico ed economico. Diversamente, i maggiori partiti
dovranno assumersi la responsabilità di un altro fallimento.
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