Dagli Stati Uniti al
Giappone, fino all'Inghilterra. L'amore per una politica monetaria
espansiva sembra aver contagiato proprio tutti. Perchè dopo le
pompate di liquidità del premier giapponese Shinzo Abe e quelle del
presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, ora ci si è messa,
ormai da un pezzo, anche la madre patria inglese. L'annuncio di
questa prosecuzione di tale politica monetaria è arrivato proprio
ieri dal numero uno della Banca d'Inghilterra Mark Carney. Si
manterrà una forte propensione all'espansione di liquidità fino a
quando il tasso di disoccupazione nazionale non scenderà sotto la
fatidica soglia del 7%. Un obiettivo che probabilmente sarà
raggiunto solo nel 2016, grazie a un costo del denaro pari allo 0,5%,
il minimo storico tenuto dalla Bank of England. In quasi tre anni da
qui al 2016 tutto può succedere, come una leggera revisione della
politica, nel caso in cui si verificassero condizioni inattese come
un'inflazione superiore al 2% o instabilità finanziaria a causa di
tassi d'interesse troppo bassi. Anche oltre Oceano non se la passano
male. Ben Bernanke sta continuando a portare avanti una forte
propensione alla liquidità, che non si fermerà fino a quando non
saranno raggiunti gli obiettivi di disoccupazione e inflazione. C'è
poi il Giappone, grande trascinatore sul versante di creazione di
moneta, con l'Abenomics messo in campo del primo ministro Shinzo Abe.
E intanto le borse, a parte qualche svarione, ringraziano. Un
esempio, su tutti, Wall Street. Nel 2013, fino ad ora, la borsa
americana ha guadagnato il 19%, oltre 1700 punti. Ora però la
riflessione si fa più complessa. Ha senso mantenere tassi
d'interesse al minimo per mesi e mesi? Lo so, sono abbastanza
ripetitivo, ma ricordiamoci che fu proprio una persistente politica
monetaria espansiva una delle cause principali per lo scoppio della
bolla finaziaria-immobiliare del 2008, che poi a portato a tutto
questo pasticcio, non ancora arginato. Wall Street dovrà pure
ringraziare lo zio Ben per i facili guadagni ottenuti grazie alla sua
politica, ma si deve curare da una lungimiranza messa in discussione
dai fatti già successi dall'ultimo quinquennio. Senza dimenticare
che l'espansione monetaria non fa parte della categoria di politiche
di crescita economica “sane”.
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