Se un liberale sentisse parlare di
nazionalizzazione delle banche, cercherebbe di tapparsi
immediatamente le orecchie. Eppure, la proposta avanzata per il
rilancio di Monte Paschi da Oscar Giannino alcuni giorni fa,
candidato alle elezioni ed economista, ha proprio quel suono che un
liberale come Giannino non vorrebbe mai sentire. Nazionalizzare,
entrare nel capitale della banca, ripulirla, patrimonializzarla e poi
privatizzarla. Salvarla per poi rimetterla sul mercato quando gira il
volume d'affari. L'idea non è certamente delle più strambe, anche
perchè i Monti bond non sono proprio un piccolo aiutino. 3,9
miliardi di soldi pubblici sotto forma di obbligazioni, che, nel caso
in cui la banca toscana non dovesse riuscire a restituire, metterebbe
nelle condizioni il Tesoro di entrare nel capitale sociale
dell'istituto creditizio, con una quota non proprio minuscola.
Staremo a vedere, certo. Per gli analisti, il buco creato con perdite
da oltre 700 milioni di euro, non è facilmente colmabile in breve
tempo, quindi è probabile che effettivamente il Tesoro possa entrare
con un bel gruzzolo di queste obbligazioni. Di nazionalizzazioni a
livello bancario, dall'inizio della crisi ad oggi, ne abbiamo viste
parecchie. La mente non può che tornare all'ottobre 2008, negli
Stati Uniti, quando il governo Bush approvò un piano di 250 miliardi
di dollari pubblici per l'acquisto di partecipazioni nelle nove
banche americane più grandi, fra cui le principali banche d'affari,
come Bank of America, Citigroup e Jp Morgan Chase. L'ultima,
recentissima, è il caso olandese della SNS Reaal. Quarta banca per
dimensioni dei Paesi Bassi, con un portafoglio asset di oltre 130
miliardi di euro, è entrata in forte crisi a causa delle grandi
difficoltà dei beni immobiliari, con il valore di quest'ultimi
talmente ridotto da mettere a repentaglio la soglia di solvibilità.
SNS, esposta sul settore immobiliare per quasi 10 miliardi di euro,
riceverà dal governo 2,2 miliardi, dopo gli 800 milioni ottenuti nel
2008 e oltre ad altri attuali 5 miliardi sottoforma di garanzie.
Questo è il risultato di una gestione diversa da quella di Mps.
Dietro alle difficoltà degli olandesi non si cela chiaramente la
malagestione per qualche interesse personali di qualche dirigente,
bensì la visione forse leggermente errata su un'economia un po'
troppo ingessata sull'edilizia, e dai mutui facili, dimenticandosi
forse di crescite molto più sane, come l'agricoltura e il tessuto
industriale e produttivo. Detto questo è chiaro che, a un certo
punto, in entrambi i casi, l'intervento pubblico è necessario, per
garantire stabilità nell'immediato a tante famiglie e imprese.
Magari, in giro per il mondo, qualche liberale si scaverà una fossa.
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