venerdì 8 febbraio 2013

Il denaro pubblico alle banche, non solo in Italia

Se un liberale sentisse parlare di nazionalizzazione delle banche, cercherebbe di tapparsi immediatamente le orecchie. Eppure, la proposta avanzata per il rilancio di Monte Paschi da Oscar Giannino alcuni giorni fa, candidato alle elezioni ed economista, ha proprio quel suono che un liberale come Giannino non vorrebbe mai sentire. Nazionalizzare, entrare nel capitale della banca, ripulirla, patrimonializzarla e poi privatizzarla. Salvarla per poi rimetterla sul mercato quando gira il volume d'affari. L'idea non è certamente delle più strambe, anche perchè i Monti bond non sono proprio un piccolo aiutino. 3,9 miliardi di soldi pubblici sotto forma di obbligazioni, che, nel caso in cui la banca toscana non dovesse riuscire a restituire, metterebbe nelle condizioni il Tesoro di entrare nel capitale sociale dell'istituto creditizio, con una quota non proprio minuscola. Staremo a vedere, certo. Per gli analisti, il buco creato con perdite da oltre 700 milioni di euro, non è facilmente colmabile in breve tempo, quindi è probabile che effettivamente il Tesoro possa entrare con un bel gruzzolo di queste obbligazioni. Di nazionalizzazioni a livello bancario, dall'inizio della crisi ad oggi, ne abbiamo viste parecchie. La mente non può che tornare all'ottobre 2008, negli Stati Uniti, quando il governo Bush approvò un piano di 250 miliardi di dollari pubblici per l'acquisto di partecipazioni nelle nove banche americane più grandi, fra cui le principali banche d'affari, come Bank of America, Citigroup e Jp Morgan Chase. L'ultima, recentissima, è il caso olandese della SNS Reaal. Quarta banca per dimensioni dei Paesi Bassi, con un portafoglio asset di oltre 130 miliardi di euro, è entrata in forte crisi a causa delle grandi difficoltà dei beni immobiliari, con il valore di quest'ultimi talmente ridotto da mettere a repentaglio la soglia di solvibilità. SNS, esposta sul settore immobiliare per quasi 10 miliardi di euro, riceverà dal governo 2,2 miliardi, dopo gli 800 milioni ottenuti nel 2008 e oltre ad altri attuali 5 miliardi sottoforma di garanzie. Questo è il risultato di una gestione diversa da quella di Mps. Dietro alle difficoltà degli olandesi non si cela chiaramente la malagestione per qualche interesse personali di qualche dirigente, bensì la visione forse leggermente errata su un'economia un po' troppo ingessata sull'edilizia, e dai mutui facili, dimenticandosi forse di crescite molto più sane, come l'agricoltura e il tessuto industriale e produttivo. Detto questo è chiaro che, a un certo punto, in entrambi i casi, l'intervento pubblico è necessario, per garantire stabilità nell'immediato a tante famiglie e imprese. Magari, in giro per il mondo, qualche liberale si scaverà una fossa.

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