Si
apre di prima mattina “Postcards” di James Blunt e si chiude,
dopo l'intervento di Matteo Renzi, con “Ti porto via con me” di
Jovanotti. Giovane, entusiasmante, smart. L'ho visto così, come da
sempre, lo spazio attorno a Matteo Renzi. La Leopolda dei sorrisi,
delle strette di mano, delle pacche sulle spalle. Perchè, in primis,
la rassegna fiorentina del sindaco più amato d'Italia è stata luogo
di buona politica e di idee per il futuro. Ma è stata l'occasione,
per tutti, per rivedersi, chi dopo una settimana, chi dopo un mese,
chi addirittura dopo un anno, riabbracciarsi, guardarsi negli occhi,
e dire “Si, questo paese con te, con voi, si può cambiare”. E'
stata la Leopolda della speranza perchè vedere così tanti giovani,
da giovane, in un luogo dedicato alla politica, non mi era mai
capitato, questo perchè era solo la prima volta che partecipavo alla
convention di Renzi. Tutti i temi affrontati, dal mercato del lavoro
all'agricoltura, dalla cultura alla scuola, fino all'idea di Stato e
di Europa che ci vogliamo dare, racchiudono le speranze degli oltre quindicimila di Firenze, e rispondono ai critici che accusano Renzi di
essere vuoto e non avere contenuti. Io, in verità, oltre agli
argomenti e proposte programmatiche serie, ho visto anche personalità
importanti e di grande
competenza. Mi piacerebbe citarli dal primo all'ultimo, ma nelle
righe lo spazio stringe e allora proprio perchè devo da Cosimo
Pacciani a Davide Serra, da Oscar Farinetti a Graziano Del Rio,
dall'umile imprenditrice agricola “che si sporca le mani” a
Brunello Cucinelli, re del cashmere ed esempio dell'imprenditore
sociale, attento ai bisogni dei propri lavoratori. E
poi arriva Matteo Renzi, che guarda più al paese che al partito. E
fa bene. Perchè la segreteria del Pd non è un fine, è un mezzo,
per riformare il partito, dandogli una visione più aperta, smart,
americana, per poi vincere le elezioni. E allora giocati questa
partita, Matteo. Anzi, giochiamocela.
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