giovedì 26 gennaio 2012

Wage or Job Competition?

In questo ultimo mese ho preparato l'esame di economia del lavoro, il terz'ultimo prima del conseguimento della laurea triennale in economia dei mercati. Durante la preparazione ho studiato con attenzione interi capitoli sui modelli macroeconomici relativi al mercato del lavoro, principalmente su sindacati e contrattazione salariale. Sul mercato esistono due forme di reclutamento del personale lavorativo, la wage competition e la job competition, quest'ultima molto più frequente della prima. Nella “wage” i lavoratori competono sui salari, e chi offre all'imprenditore una busta paga più leggera, è assunto, mentre la “job” prevede una competizione in base ai titoli di studio e alle qualità individuali del singolo lavoratore. Neanche a dirlo, la job è la forma di selezione più utilizzata e forse ritenuta anche più etica. Ma è proprio così nella realtà attualissima? Sinceramente a me non sembra. La globalizzazione ha ormai rimescolato tutte le carte in tavole. Quando in un primo momento la richiesta sul mercato del prodotto era esigente, si ricercava sempre qualità e specializzazione, caratteristica della job competition. La delocalizzazione nei paesi in via di sviluppo ha inesorabilmente spostato l’asse verso la wage competition. I nostri lavoratori, soprattutto i nostri operai, che, per rimanere sul mercato del lavoro, sono obbligati a specializzarsi sempre di più, competono ogni giorni per non farsi spazzare via dalla manodopera a basso costo. La normalità, per chi conosce la globalizzazione. Un po’ meno per chi ha faticato anni per specializzarsi e aumentare la qualità del proprio lavoro, e si viene visto scavalcare da qualche sfruttato lavoratore cinese o indiano.

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